Quella con la Lazio sarà sicuramente una partita speciale per Claudio Terzi, arrivato alla soglia delle 200 presenze in maglia bianca, una cifra ragguardevole nel calcio di oggi, in cui i rapporti a lungo termine sono ormai rari. L'ultimo giocatore a raggiungere e superare quel traguardo è stato Gianluca Coti, il "Figlio del Vento" per un'intera generazione di tifosi spezzini che ha ammirato le sue cavalcate sulla fascia. Acspezianews.it ha avuto il piacere di intervistare in esclusiva l'ex giocatore aquilotto, per riallacciare il filo tra i successi di quello Spezia "operaio" e l'esperienza della Serie A della squadra di capitan Terzi.

Lo Spezia di cui facevi parte sembra quasi di un'altra epoca, eppure è a partire da quella storica promozione con Mandorlini che i tifosi hanno cominciato a sognare. «Sono arrivato con il gruppo Zanoli: Mandorlini, Bordin, Melucci, Beltrame, la società ai tempi aveva trattato anche la Cremonese, ma alla fine aveva preso lo Spezia. Il gruppo in blocco si era trasferito a Spezia, ma io personalmente non conoscevo la città, non c'ero mai stato... dalle mie zone si va in vacanza in Toscana, oppure nella Riviera di Ponente. Quando siamo arrivati sapevamo che c'erano ambizioni, che la società voleva vincere. La squadra arrivava da annate particolari, da presidenze un po' strane, mancava da tempo una dirigenza solida e sapevamo che non sarebbe stato facile, ma alla fine siamo riusciti a fare un campionato importante, bello, senza mai perdere, da lì è partito il nostro ciclo. La società avrebbe voluto centrare la promozione in Serie B ma purtroppo non ce l'abbiamo fatta, il calcio è anche questo, non è mai facile vincere, soprattutto se nel girone hai avversarie blasonate come il Livorno, il Como. Quel ciclo si chiuse con la semifinale contro la Triestina, ma io sono rimasto altri tre anni, arrivando a sei stagioni in maglia bianca.»

In quelle sei stagioni hai messo insieme 223 presenze, che ti conferiscono il record nella storia recente del club, insieme al capitano Roberto Bordin, che di gettoni ne ha poco meno di 200. «Non sapevo la cifra precisa, ma a grandi linee potevo immaginare che i numeri fossero quelli. Mi sono reso conto in questi giorni che sono arrivato a 223 presenze, leggendo proprio di Terzi, che con la prossima partita raggiungerà le 200.»

Qual è l'importanza di avere un capitano d'esperienza come Claudio Terzi per affrontare questo salto di categoria finora inedito per lo Spezia? «La cosa più importante è che Terzi arriva da un calcio diverso, è il giocatore più esperto della rosa. Ha conosciuto, da giovane, l'epoca in cui anch'io ho giocato, ai tempi il calcio si stava avviando alla trasformazione che ci ha portato ad avere oggi i grandi cambiamenti come il VAR. Penso che quel passaggio gli abbia giovato, ha vissuto tempi che credo fossero più formativi per i ragazzi. Ora i giovani tendono ad essere più tutelati, mentre una volta il "vecchio" era quello con maggiore responsabilità, il trascinatore, ora si sono quasi invertiti i ruoli. Penso che Terzi sia molto bravo a far capire l'importanza dell'evento, della partita, l'importanza di giocare in una piazza come Spezia, anche se purtroppo adesso manca il pubblico.» 

In questi anni hai continuato a seguire lo Spezia non solo per motivi professionali ma anche per l'affetto che ti lega a questo club. «Non mi vergogno a dirlo, sono andato via nel 2005 ma da quel momento ogni giorno mi sono sempre interessato alle vicende dello Spezia. Sono affezionato, vado a vedere le partite, leggo e conosco tutte le dinamiche che ha attraversato lo Spezia dal 2005 ad oggi. E' stata la piazza che da calciatore mi ha dato di più. Penso di aver lavorato bene e di aver ricevuto indietro tantissimo. La mia riconoscenza verso la gente ci sarà sempre, come spesso accade da parte dei tifosi spezzini che ancora oggi riconoscono il mio impegno, impegno che è arrivato anche grazie a loro. Non tutti gli anni, o in tutte le piazze dove un giocatore approda riesce a dimostrare quello che ha, io penso di esserci riuscito allo Spezia grazie al sostegno del pubblico.»

Ripensando agli anni in cui correvi sulla fascia verso la Curva Ferrovia, quali erano le emozioni che vi arrivavano dal pubblico spezzino, un po' inusuale per la categoria e per il territorio? «Spezia è una piazza che vive di calcio, ricordo a quei tempi che c'erano le famiglie intere che venivano al Picco, dal nonno al nipote, ed ero sicuro al 100% che prima o poi sarebbe arrivata una grande soddisfazione, anche se durante i miei anni sentivo talvolta dire "siamo maledetti" "non vinciamo mai"... C'era un alone negativo causato dagli eventi e da qualche dirigenza un po' balorda. Ma conoscendo l'ambiente e avendoci giocato mi sono sempre detto che doveva succedere, non per la legge dei grandi numeri, ma proprio per l'amore viscerale per il calcio, più che per altri sport che ai tempi stavano ottenendo bei risultati. C'era solamente da aspettare, e sperare di trovare una società sana, che non è mai una cosa facile. Oggi c'è, per fortuna dello Spezia, e la promozione è arrivata, al termine di un percorso che dimostra che hanno lavorato bene. E' tutto meritato.»

Guardando al futuro, pensi che questo Spezia abbia le possibilità per mantenere la categoria? «In questo momento mi dispiace soprattutto per il popolo spezzino, che non può godersi adeguatamente la Serie A, così come i giocatori che non hanno il sostegno la domenica, anche se magari gli arriva in altri modi durante la settimana. Mi sarebbe piaciuto ancora di più vedere la gente seguire lo Spezia in questo momento, sicuramente il pubblico avrebbe potuto dare ancora qualcosa in più. Penso che si sia creata un'empatia importante tra allenatore e squadra, vediamo ragazzi che non dovevano più essere lì, e che invece stanno dando un grande contributo alla squadra: nello sport questa è la cosa fondamentale. L'allenatore sta dimostrando il suo valore, e quei giocatori che sulla carta potevano sembrare non adatti alla categoria stanno invece dimostrando di poterla fare.»

Presto avverrà anche il ritorno al Picco, seppur ancora vuoto a causa delle circostanze particolari di questo 2020. «Se la sono meritata un po' tutti questa promozione, questa Serie A, spero che presto la gente se la possa godere al massimo, e soprattutto auguro allo Spezia di mantenere la categoria per tanti anni. Forse le circostanze così particolari della promozione, probabilmente uniche, rimarranno nella storia del club, evidentemente Spezia è una città che deve passare alla storia, dallo Scudetto dei Vigili del Fuoco a questa Serie A. Anche se il periodo è particolare, è giusto rendere merito a questa impresa che dà prestigio alla città».

Sezione: Esclusive / Data: Ven 04 dicembre 2020 alle 18:53
Autore: Lidia Vivaldi
vedi letture
Print